Tempi cupi? Aggrappiamoci ai classici. Ai Greci sempre, ma non solo. Il protagonista di questo romanzo eterno, Trevor, è un mito moderno. Che tutti i ragazzi – e non solo – dovrebbero conoscere
“Se hai preso in mano questo libro, è facile che tu sia stato un Trevor, che tu lo sia tutt’ora, o che nella tua vita ci sia stato un Trevor. Sono tutte e tre cose belle”
Il benvenuto è questo e lo riceviamo nelle prime righe dell’introduzione all’edizione americana di Trevor. Sottotitolo: Non sei sbagliato, sei come sei. Opera skinny, ironica e profonda come solo i capolavori affidati alla voce di adolescenti irriverenti o sofferenti sanno essere. Basti pensare all’Oh Boy della francese Marie-Aude Murail, o allo Sfigato della canadese Susin Nielsen.
Qui siamo in territorio USA, e siamo nel 1994. James Lecence, classe ’54 neanche fa in tempo a sfornare Trevor che due produttori (Randy Stone e Peggy Rajski) decidono di realizzare un cortometraggio su questo dolorante personaggio, Trevor appunto. Il risultato sono diversi premi, tra cui l’Oscar nella categoria dei film brevi.
Ciò premesso, il romanzo. Che affronta un tema delicato, che si porta appresso disagi e, quando va bene, sofferenza. Eppure si ride, si sorride e si pensa. Insieme a Trevor e grazie a una scrittura in prima persona che ti porta dentro e non si celebra. Ma che anzi, fa vedere con gli occhi di un ragazzino che per trovare il suo spazio, in famiglia e non solo, deve aprire un sipario pesante come i pregiudizi.
Tredici anni, inguaribile ottimista, sogna di cambiare il mondo, proprio come hanno fatto i suoi cantanti preferiti. Tra tutti, e più di tutti, Lady Gaga. A scuola, però, le sue passioni gli attirano battutine e insulti, che nella sua limpida ingenuità Trevor non capisce, e così contribuisce ad acuirle.
Abbandonato dagli amici, frainteso dal mondo degli adulti, genitori compresi, Trevor si ritrova presto affibbiata l’etichetta di gay. Una storia che si ripete spesso in molte scuole, anche del nostro Paese. Per fortuna, però, nel caso di Trevor questo è solo l’inizio.
Trevor Project
Ma Trevor è anche altro. Perché nasce, per così dire, come “compagno di viaggio” di una visione più ampia che va sotto l’inequivocabile nome di Trevor Project, progetto nato ufficialmente nel 1998 con l’obiettivo dichiarato di aiutare i ragazzi (dai 13 ai 24 anni) che si interrogano sulla loro identità sessuale, perché non si lascino abbattere dagli insulti e dai maltrattamenti.
Una “linea amica” (anche telefonica) necessaria a scongiurare i suicidi tra gli adolescenti americani dalla sessualità ancora incerta, come specifica l’autore stesso: “secondo le statistiche, un ragazzo o una ragazza che si sentiva gay o lesbica aveva il triplo e il quadruplo di possibilità di tentare il suicidio rispetto ad un coetaneo eterosessuale, e il trentatrè per cento dei suicidi tra adolescenti riguardava ragazzi e ragazze omosessuali”.
Il Trevor Project prevede un consulente sempre a disposizione che può decidere di intervenire direttamente, in caso di pericolo di vita. Il progetto ha al suo attivo non solo la gestione dell’emergenza ma anche una serie di corsi con diversi obiettivi: da una richiesta d’aiuto al capire le esigenze dei ragazzi LGBTQ, fino ad un corso che aiuti le persone ad orientarsi nell’ambito della loro sessualità.
Rileggiamo Trevor. E ci sarà chiaro quello che può fare un romanzo.
Commenti