Il rischio uscirà in autunno. Ed è un romanzo al quale sono particolarmente grata perché rappresenta ufficialmente il mio esordio nella letteratura per ragazzi.
Con tematiche che però sono quelle che caratterizzano sempre i miei lavori: l’attualità e il sociale, unite all’ironia della narrazione che aiuta a vedere in prospettiva.
In questo caso, i temi sono le realtà complicate dei territori di camorra, dove la vita dei ragazzini è uno slalom tra pericoli, rischi e rinascite straordinarie.
La genesi de “Il rischio”
La genesi di questo lavoro è lontana e risale a cinque anni fa, quando, inviata dalla Rai, andai a Barra, quartiere di Napoli che insieme a Ponticelli e a San Giovanni a Teduccio è chiamato il triangolo della morte.
Barra vanta un tasso di dispersione scolastica tra i più alti d’Italia perché qui i ragazzini in età scolare vengono impiegati come manovalanza per i traffici illeciti.
In quell’occasione ho conosciuto i ragazzi della cooperativa sociale Il Tappeto di Iqbal, capitanati da Giovanni Savino, l’educatore che con gli strumenti della pedagogia circense si è dato la missione di sfilare i ragazzi dall’analfabetismo e dalla sconfitta sociale.
Dietro alla promessa allettante di diventare trampolieri, mangiafuoco e trapezisti i giovanissimi venivano – e vengono – salvati dalla strada.
Il “rischio positivo“, lo chiamava Savino.
Da quest’esperienza nacque un servizio per il telegiornale, al quale – anni dopo – ne sarebbe seguito un altro.
Oggi Il tappeto di Iqbal è cresciuto, la cooperativa con i suoi spettacoli gira l’Italia, e addirittura vince premi oltreconfine.
La storia dei ragazzi che ho conosciuto a Barra non mi ha mai abbandonato e da quell’esperienza ho voluto creare un lavoro narrativo, di fiction. I personaggi, le storie, gli avvenimenti, i tradimenti che si susseguono nelle pagine di questo lavoro pubblicato da Sinnos Editore sono frutto della mia fantasia.
Solo lo sfondo è reale, ed è un omaggio al coraggio di chi rischia.
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