Lunedì

07:50

Lino sta ancora davanti allo specchio.
È in ritardo anche stamattina. Come ogni mattina.

Sempre la stessa storia: i suoi fratelli i denti lavati, il cappotto infilato e lo zaino sulle spalle. Lui, ancora chiuso in bagno.
“A che punto sei? – urla Benso, il fratello maggiore – guarda che noi andiamo…”
“Andate pure, non preoccupatevi…”.
Anzi, meglio. Così faccio con calma – pensa tra sé. Apre il mobiletto del bagno e si arma di phon, spazzola e di tanta pazienza.

08:10

Lino ha un segreto: i suoi aculei non sono come quelli di tutti gli altri.
Lui è un riccio… riccio!
Nel senso che ha i boccoli. Se vogliamo essere più precisi, ha gli aghi avvitati. Come i cavatappi, per intenderci.
Lino insomma è quel che si dice…un vero riccio.

Il guaio è che lui se ne vergogna: non gli piace essere diverso dagli altri. Ha paura che lo prendano in giro.
E così ogni mattina, prima di andare a scuola, si liscia gli aculei.
Certo, ci vuole tempo e pazienza. Ma ne vale la pena: se sei uguale a tutti gli altri, nessuno potrà mai ridere di te.

08:20

Oggi arriva una nuova compagna nella classe dei ricci. La maestra lo aveva detto, sabato. Ragione in più per essere a posto con gli aculei. Anzi, no a posto. A postissimo: e infatti li ha stesi con più cura del solito.

Lino corre, adora quella manciata di minuti prima che la lezione cominci: le chiacchiere, gli scherzi. Gli amici. E poi figuriamoci, oggi che c’è una nuova compagna, sai che trambusto ci sarà.

13:45

Si chiama Mansù. Ma a casa, ha raccontato, la chiamano Miccetta. Per via di quel carattere sempre scoppiettante.
A Lino è davvero piaciuta.
E poi quegli occhi… mamma mia, che occhi… lui li ha notati subito: uno verde e l’altro azzurro. All’’inizio pensava di essersi sbagliato.
Invece, a guardar bene, è proprio così: ogni occhio, il suo colore. Mai visto niente del genere.
“Difetto di famiglia! – aveva esclamato Mansù, anticipando la curiosità di tutti – Anche la mia bisnonna aveva gli occhi di due colori”.

Sarà! Ma questo difetto – pensa Lino – la rende molto particolare, diversa da tutte le altre. E poi è simpatica, divertente. Svelta. E poi sa difendersi: in corridoio aveva rifilato due rispostine niente male a quella fanatica di Gisa la gazza!
Insomma, lui non l’ha mai vista prima di adesso una femmina di riccio così. Cioè, non l’ha mai notata.
Però, che strana sensazione – pensa.
E si accarezza gli aculei.

22:00

Lino non riesce a dormire. Si gira e si rigira nel letto, tutto avvolto su se stesso. Eppure ha finito i compiti, la cartella è già pronta. Si è anche ricordato di lavarsi i denti.
Insomma, ogni cosa è al suo posto. Persino i suoi aculei sono tornati ricci, come ogni sera. Quindi, che cosa c’è che non va?
Guarda fuori dalla finestra.

Gli viene in mente il sorriso di Mansù. E quei suoi occhi così belli.
Sente un formicolio ai piedi e un po’ di prurito al naso.
Fa un sospirone.
Chiude gli occhi. E piano piano gli viene sonno. Piano, piano.

Riccio Lino - Chiara Lico

Martedì

06:30

Lino è in piedi da un pezzo.
Già ha fatto colazione e già è pronto.
Lavato, vestito e…pettinato. Sì, anche pettinato.
Tutte le spine lisce, belle appuntite. Lucide. Non ha dimenticato neppure un boccolo.
Mamma Guendalina e papà Onofrio si guardano senza dire una parola. Si sorridono e annuiscono: hanno capito che il loro riccetto ha qualche pensiero per la testa…

13:40

“No, non c’è niente che non va. A scuola tutto bene, oggi ho preso un bel voto… e domenica abbiamo anche vinto la partita di saltalabuca…” Lino racconta la sua giornata a Gringo, il gatto giramondo di origini spagnole.

“Sentitelo! Tutto a posto!…come no…” lo stuzzica Gringo…e si fa una risata sotto i suoi sei baffi…(come se io fossi nato ieri…)
Gringo e Lino sono amici da sempre. Si conoscono talmente bene che Gringo sa capire quando Lino mente. Ma sa anche che un amico a volte deve far finta di non capire…

Riccio Lino - Gatto - Chiara Lico

“Ahiahiahi el amor”…canticchia tra sé…
Il riccio si gira di scatto:
“Che hai detto, scusa?”, chiede allarmato
“Io?! Niente! Era solo tosse…per schiarirmi la voce”e con un colpo di coda saluta Lino.” “Hasta mañana, cariño “
“Ciao Gringo, a domani

16:50

Mansù è seduta sull’altalena e dondola un po’. Nella sua testa frullano tutti i cambiamenti di questi ultimi giorni: una nuova città, una nuova scuola. Nuovi compagni.
Simpatici quelli che ha conosciuto ieri. Solo che sono tutti uguali. Il grembiule uguale, gli zaini uguali, le scarpe uguali. Nessuna differenza.
Ma se non ci sono differenze – si chiede – come si fa a riconoscersi?

Mercoledì

8:20

Lino esce dal bagno, afferra al volo un panino e si precipita fuori dal cancello di casa. Non vede l’ora di arrivare a scuola.
“Forza Gringo, muoviti!” urla correndo davanti al portone del suo amico “non possiamo fare tardi a scuola!”

Il micio sorride, furbo: “Otto anni che lo conosco e mai sentita una frase come questa prima d’ora”, pensa.
E poi a voce alta:
“Ehiehiehi! Qué pasa, amigo? Come mai ti preoccupi di non fare tardi? Sei diventato uno studente modello?”
“Zitto e salta giù! Troppe domande!”
“Cariño, non trattarmi così! Un torero como migo!…”
e poi spostando di scatto il sedere a sinistra:
…elegante e blasonato…
“Devo dirti un segreto…”, incalza Lino
interessante e maculato…”, sedere a destra
“ASCOLTAMI!”, alza la voce Lino ormai senza più pazienza
Intrigante e raffinato…”, sedere a sinistra.
“UFFAAAAAA”, strilla Lino con tutto il fiato che ha in gola.
“Sì, amico? – domanda ironico Gringo – desideri dirmi qualcosa?”, sedere di nuovo a destra.

“FORSE MI SONO IN-NA-MO-RA-TO!!!”
E Gringo, gatto spagnolo, si guarda le unghie, si abbassa gli occhiali da sole sul naso e poi rivolto a Lino:
“Togli pure quel forse, amigo”.

13:40

“Che cooooosa?” Gringo non crede alle proprie orecchie.
“ E che c’è di male?”, gli domanda Lino.
“Scordatelo scordatelo e scordatelo, il gatto scuote la testa: Gringo non è un ruffiano”
“Ma sei mio amico o no?”

18:00

Ma tu guarda che cosa deve fare un micio serio e onesto per aiutare un riccio innamorato…, rimugina tra sé Gringo, strofinandosi un orecchio.
“E pensare che dicono che noi gatti siamo opportunisti”, sbuffa seccato.

Lino gli ha chiesto di aiutarlo a farsi notare da Mansù.
Un’impresa niente male visto che lui neanche la conosce, questa Mansù. E che ne sa dei suoi gusti, chi le conosce le sue abitudini. È lì che si scervella a cercare una soluzione quando all’improvviso…
“Anche un difetto può essere un pregio: basta valorizzarlo”, gli ripeteva sempre sua nonna, Gatta Clelia.
Grande gatta, Clelia: una vera istituzione nel quartiere. Era morta qualche anno fa, ma i suoi insegnamenti non erano andati perduti: al momento opportuno tornavano a galla. E Gringo li usava, eccome se li usava.
“Vediamo se avevi ragione anche questa volta, abuelita”.
E poi, pensando a Lino: “Lascia fare a Gringo, riccio!”

Giovedì

09:00

“Lino, noi siamo in classe e tu?” Sono quarant’anni che la maestra Coriandoli insegna e ogni volta che un allievo è distratto la domanda è sempre questa: noi siamo in classe e tu?
“Allora, Lino?” incalza la maestra, una barboncina bianca con gli occhiali in punta al naso che ha insegnato a leggere e scrivere a tutto il paese.
“Mi scusi signorina Coriandoli: ero distratto”.
“Va bene, l’importante è che adesso tu sia di nuovo tra noi…”

Però la maestra ha ragione, Lino lo sa. Negli ultimi giorni ha sempre la testa tra le nuvole. Si incanta a guardar fuori dalla finestra, è capace di rimanere per ore a fissare la maglietta del compagno che gli siede davanti. Oppure le foglie dell’albero nel cortile.
Gli è persino venuto un dubbio terribile: non è che sto cadendo in letargo per la seconda volta in un anno?
Ma poi ha riflettuto: no, non è possibile…siamo a maggio… in letargo ci sono stato fino ad aprile.

17:00

All’uscita di scuola non si fa altro che parlare della festa che ci sarà sabato pomeriggio a casa di Adele la coniglietta: uno degli eventi più attesi dell’anno. Le femmine, di qualsiasi specie e razza, almeno da una settimana hanno un solo pensiero fisso: il vestito che indosseranno.

I maschi, poverini, su questo non hanno modo di sbizzarrirsi tanto. Ma anche loro ci tengono a non fare brutta figura.

Lino è in fibrillazione: ha saputo che anche Mansù è stata invitata. Una parte di lui non vede l’ora che arrivi sabato, ma l’altra vorrebbe che la festa ci fosse già stata.

Intanto ancora non ha notizie di Gringo.
Bell’amico! – rimugina tra sé – Gli ho chiesto un favore e per tutta risposta è scomparso da un giorno.

08:20

Lino corre come un pazzo: ha dormito poco, era agitato. Ma per niente al mondo farà tardi. Oggi fuori scuola ci saranno tutti: i maschi da un lato, le femmine dall’altro. Tanti gruppetti ma un solo argomento: la festa di domani sera. È sempre così, ogni anno.

Ecco perché Lino stamattina si è allisciato gli aculei con più cura del solito: ci ha messo una montagna di gelatina e i suoi aghi sono pungiglioni sbrilluccicanti.
Non posso essere in disordine proprio il giorno prima della festa – si era detto guardandosi allo specchio al momento di uscire dal bagno.

Eh sì, oggi è un giorno importante: è come il giorno che precede la finale del torneo di pallazampa. Si parla solo della partita: chi gioca e chi non gioca, se è giusto che proprio quello stia in panchina, le probabilità che ci sono di vincere e via dicendo. L’importanza della gara dipende dalle chiacchiere che la precedono.
Ecco, oggi è come il giorno prima della finale: si saprà chi viene e chi no, le femmine parlotteranno tra loro dei vestiti che indosseranno, si consulteranno sulle acconciature. E non solo.

C’è anche chi si lascia sfuggire qualche indiscrezione, “Lo sapete che Marcello il barboncino ha invitato la York Sandrine?” sghignazza Giuditta la volpe
“Ma va?” “Davveroooo!!?!” gli fanno eco le oche gemelle.

“Proprio così!”
“E lei?”, domandano in coro le sorelle
“Ha accettato, ovviamente”, replica stizzita la volpe.

“Ov-via-men-te”, sillabano insieme le Oche. Poi si guardano e si fanno una risatina.
“Pare che lui passerà a prenderla e arriveranno insieme a casa di Adele”.
Lino ascolta tutto attentamente, magari esce qualche notizia su Mansù. Se le piace qualcuno e lui lo sa adesso, tanto di guadagnato. Inutile nutrire speranze vane.
Domani si evita la figuraccia e buona notte.

16:00

Lino è sempre più nervoso: di Gringo ancora nessuna notizia.

Nel frattempo…

16:00

In camera sua, Mansù si guarda allo specchio. Sta provando il vestito che indosserà domani. Glielo ha confezionato sua sorella Gelsa.
“Qui, perfetto. Girati da questa parte…ok, bene anche qui!”
“Posso toglierlo, adesso?”
La riccetta è un po’ tesa: domani alla festa ci sarà tutta la scuola. È una buona occasione per fare amicizia con un sacco di compagni. Adele è stata gentile a invitarla, in fin dei conti non è neppure una settimana che si conoscono.
“Tu hai qualche pensiero, sorellina”, incalza Gelsa
Mansù arrossisce di colpo: “Non ti si può nascondere proprio niente, eh?”
“Sputa il rospo!” sghignazza Gelsa
“Ehi, ma che espressioni usi? Non sarai mica razzista!”

“Forza, Mansù: che cosa c’è che ti preoccupa?”
Un attimo di esitazione e poi: “Credo di essere l’unica a non avere il cavaliere”, ammette con rassegnazione.

19:00

Gringo si è sdraiato sull’amaca, in giardino.
“Ahiahiahi, che stanchezza. Un po’ di relax è proprio quel che ci vuole”, commenta. Ha messo a punto il suo piano e mentre dondola lo ripassa. Manca solo qualche ritocco, ma ci si pensa domattina.

Sabato

08:30

Lino è in fibrillazione: che diavolo di fine avrà fatto Gringo?

Alla stessa ora…

Gringo apre un occhio.
Lentamente schiude anche l’altra palpebra.
Allunga una zampa, fa un grosso sbadiglio e cerca di mettere a fuoco la situazione. Poi si guarda intorno e senza che nessuno se ne accorga, si lascia andare a una bella risata sotto i baffi. Studia la luce del sole: “E’ tardi, Diόs”.
Poi si alza dall’amaca e con passo elegante si avvia all’appuntamento con i gatti del vicolo.

18:30

Lino si è già fatto la doccia. È tutto profumato, si è messo anche la crema.
“Cara Mansù, mi sto facendo bello per te: stasera mi noterai”, pensa a voce alta.
Poi, alzando gli occhi allo specchio: “A noi due”, mormora con tono di sfida, guardandosi la chioma tutta arricciata. Sta per allisciare il primo boccolo, ma proprio in quel momento…

DRIIIIN DRIIIN DRIIIN, il telefono…
“Che cosaaaaa?!?!?”, grida il riccetto…
“…”
“Ma com’è successo?”
“…”
“ Quando? E adesso dov’è?”
“…”
“Arrivo subito”, e attacca la cornetta.
Trema tutto per l’agitazione. Era Dispetto, una delle randagine del vicolo: Gringo è stato investito da una macchina.
Il suo amico.
Il suo compagno di mille avventure.
Il suo confidente fedele.
Solo una zampa rotta, ma è pieno di dolori, aveva detto Dispetto. Lino si precipita di nuovo in bagno, si sfila l’accappatoio, si guarda allo specchio, vede tutti i suoi aculei arricciati: “Al diavolo! Gringo è più importante!”

E per la prima volta dopo tantissimo tempo esce senza averli allisciati.
Si precipita verso il luogo dell’incidente. Sa dove andare, conosce bene quella zona: Gringo è stato investito lungo la strada che porta a casa di Adele.
Chissà – pensa Lino – forse Gringo era qui intorno perché mi stava aspettando per venire alla festa con me e per aiutarmi a farmi notare da Mansù.
E improvvisamente si vergogna per non aver avuto fiducia nel suo amico.

19:00

Mansù è pronta. Si guarda allo specchio un’altra volta, controlla che dietro il vestito sia a posto. Pronta.
Si avvia verso la festa.
È quasi arrivata a casa di Adele quando scorge, di lontano, un capannello di gattini tutti radunati sul ciglio della strada.

In mezzo a loro, per terra, c’è un micetto che si liscia le unghie e che ridacchia come un matto.
La riccetta attraversa la strada per vedere che cosa è successo.
“Tutto a posto?”, chiede Mansù
“Uuuuuuuuurca!!”, esclama Gringo saltando in piedi. “Signorsì, señorita. Tutto a posto, e lei?”
Poi, abbassando la voce si volta verso Dispetto: “Tutto fila secondo i piani, compañera…”
E si sdraia di nuovo a terra. Ma subito si ritira su: che cos’è quella cosa che rotola verso di loro?
Lino è tutto trafelato. Ha il fiatone e gli aculei sembrano ancora più arricciati del solito. Si tuffa addosso a Gringo senza prestare attenzione a nient’altro:
“Come stai, amico mio?”

“Eh…che vuoi che ti dica…”, si lamenta il gatto. (In effetti che gli dico?, chiede con lo sguardo alla sua complice, Dispetto)
All’improvviso, da dietro i gatti, si sente una vocina:
“Io non sono un medico, ma mi sembra che stia piuttosto bene”
Lino si irrigidisce. Questa voce…
Ingoia. E piega la testa da un lato, fissando Gringo con aria interrogativa: “Mansù?”
Il Gatto spagnolo fa finta di niente e si controlla le unghie
“Lino?! Sei proprio tu?”, ancora quella vocina.
Il riccio sposta la testa dall’altro lato e fa un passo in direzione della voce: Mansù.
Lino sente che le forze gli mancano. Ma che situazione è questa? E che cosa ci fa Mansù assieme a Gringo, a Dispetto e a tutti gli altri randagini?

All’improvviso il riccetto si rende conto di essere pieno di boccoli. Che vergogna, che brutta figura.
“Ma che hai fatto agli aculei?”, chiede Mansù, incuriosita.
Tragedia.
“Sono naturali?”
Lino vuole scomparire dalla faccia della terra.
“Potresti anche rispondere”, gli dà una gomitata Gringo
“Ehm, sì. Sono naturali. Io sono…riccio”, ammette con rassegnazione.
La partita è persa. Cioè, la festa è bell’e finita.

“Ma sono stupendi!” esclama la riccetta. E i suoi occhi dai due colori diventano ancora più luminosi – “Perché vieni a scuola con quella pettinatura, quando tu hai questa chioma meravigliosa?”

Lino alza lo sguardo.
Qui i conti non tornano, pensa.
Fissa Gringo, poi Dispetto. E di seguito, tutti i gatti che stanno lì intorno. Forse è svenuto davvero e ora sta sognando.
Alla fine, quando i musetti da guardare sono finiti, si gira verso Mansù.
“Mi stai dicendo che ti piacciono?”, Lino è incredulo.
“Tantissimo. Non solo sono belli, sono anche originali: nessuno li ha così”.
E d’improvviso Mansù si sorprende a guardare Lino con occhi nuovi…

“Ah, che noia, l’aria si sta facendo pesante”, sbuffa Gringo. Strizza l’occhio a Dispetto e con eleganza le ricorda: “Mia cara, il nostro compito è finito: andiamo a cercare qualche lisca per cena”.
Detto questo si alza, senza il minimo sforzo.
“Gringo!” urla Lino, “e la tua zampa rotta?”

“È tornata a posto, amico mio – e poi, a voce più bassa: “Tu, piuttosto, non avevi una festa?” e con fare ammiccante gli indica Mansù.
Adesso il riccetto ha capito tutto.
Con una mano si sfiora dolcemente i ricci.
“Grazie, amico mio”, gli risponde Lino.
All’improvviso tutti i gatti scompaiono e lui si ritrova di fronte alla riccetta. C’è una strana elettricità nell’aria.
Lino si fa coraggio e poi le chiede:
“Ti va di venire alla festa con me?”

“ Con piacere, mio cavaliere”, risponde Mansù, strizzandogli l’occhio verde.
E scoppiano in una grande risata.
Poi, trotterellando, si avviano verso casa di Adele la coniglietta.

Riccio Lino - Favola - Chiara Lico

Categoria: Favola

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