E’ inevitabile fermarsi a riflettere sull’ultima intuizione di uno dei nostri giornalisti. Enrico Mentana ancora una volta si infila nelle maglie rotte della Rete (è il caso di scriverlo con la R maiuscola) e porterà – basta non ignorarlo – una lacerazione nel tessuto fitto di torpore che ci sta sommergendo. Darà prova che la voglia di informare, di raccontare, di andare a scavare quando c’è – e se c’è – non si ferma neppure davanti agli ostacoli più insormontabili. Che, evidentemente, lo sono sempre e solo in apparenza. Disoccupato per via proprio della sua “passionaccia”, l’ex direttore del Tg5 e fondatore di Matrix ha trovato il modo di aggirare la par condicio sbarcando su Internet. Una trovata necessaria, viene da pensare. Tanto più in un momento così delicato come mai se ne sono visti nel passato recente della Repubblica dell’informazione. E’ così che prende il via “Mentana condicio – vietati in tv, liberi sul web”. Una serie di appuntamenti di un’ora con i protagonisti della politica, che si confronteranno – su Corriere della Sera.it – in vista della sfida elettorale del 28 marzo. Questo dato di fatto fa venire in mente una serie di riflessioni. Anzitutto che vale sempre il motto per cui alla domanda “Problemi?” va sempre rilanciata l’esclamazione “Soluzioni!” (E che se le cerchi alla fine le trovi). La seconda, e più seria, è che questa mossa la dice lunga (e finalmente) su chi sono davvero i veri destinatari del lavoro dei giornalisti: i cittadini. L’atto di Mentana, oltre che ovviamente un’idea in sé e dato il calibro del professionista anche un modo per far capire chi ci sta e chi no, è un atto d’ossequio massimo agli italiani. Gli unici non tutelati davvero in questa bagarre da terzo mondo nel loro diritto di sapere, di analizzare i programmi elettorali, di conoscere chi delegheranno a rappresentarli nelle istituzioni. Gli unici, forse abbiamo perso di vista un bel po’ di materiale, ad avere il potere di decidere che cosa vedere e perché.
Diciamoci la verità: questa norma per la quale noi italiani abbiamo oggi un panorama televisivo decurtato chi va a tutelare, gli italiani? Nossignore. I politici stessi che immemori del fatto che sono i cittadini a dar loro lavoro, non solo non si curano di dar prova di decoro, ma privano i loro elettori anche della possibilità di scegliere. Perché parliamoci chiaro: è un diritto anche quello di decidere che cosa vedere.
Tra l’altro in questa situazione di deriva (per cui oggi noi dovremmo sapere quel che c’è da sapere solo dai tg) il rischio che si corre è massimo: se non ci sono programmi di approfondimento, di analisi, di studio e nel frattempo succede qualcosa, chi ne parla? Come si viene a sapere? Chi è che ci può far capire? Davvero non è possibile pensare che possa essere sufficiente sollazzarsi in una casa blindata (GF) o in un regime di libertà forzata (Isola).
L’idea di Mentana, oltre a dirla implicitamente lunga sulla potenza del web che – se ben utilizzato è davvero una risorsa – è un atto di amore per questo mestiere tanto illustre quanto vilipeso. Ma è anche un segno (in)tangibile di affetto e di rispetto per noi tutti ascoltatori, lettori, valutatori.
Cerchiamo di apprezzare questo gesto e di comprendere veramente quel che sta accadendo all’Italia: in ballo c’è il nostro futuro immediato ma anche quello di un Paese che a dispetto del suo tacco continua a scendere di livello senza rendersene più conto.
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