Tra tutti i lavori che esistevano al mondo la mamma di Carolina aveva scelto quello di infermiera.
Fin qui tutto bene. Poi, un brutto giorno di un brutto mese è arrivato un mostro terribile da un pianeta galattico e allora sua madre ha cominciato a lavorare sempre di più fino a quando ha cambiato aspetto.
“E’ diventata brutta”?
Ma no, solo che si è trasformata.
“In un ninja?”
No, cioè, insomma, quasi…
“Che vuol dire?”
Vuol dire che la mamma di Carolina è diventata una guerriera…
“Mascherata?”
No! Mascherinata…
Per capirci qualcosa, dobbiamo tornare indietro di una settimana.
Anche se le dicono che non ascolta mai quello che le si dice, Carolina sente tutto. Altroché. E quel giorno aveva sentito che la mamma stava parlando di qualcosa di brutto.
“Giusto una settimana”, aveva detto al papà a bassa voce.
“Senza tornare?”
“Sì, forse è meglio”
“ E a partire da quando?”
“Lunedì prossimo”
“Beh, oggi è venerdì, per cui mancano giusto un altro paio di giorni…”
“Dobbiamo avvertire Carolina, parlarle, farle capire…”
Carolina intanto tremava dietro alla porta della cucina.
Si era nascosta per non farsi sentire ma adesso i suoi denti battevano talmente forte che non ci sarebbe voluto poi tanto a essere stanata. Ecco! Pensava, mia madre ha deciso di andarsene di casa..
E un dolore rosso come il fuoco le era salito da dentro alla pancia.
Mai! Aveva pensato tra sé andando subito con il pensiero al suo amichetto Alfredo: i genitori si erano separati proprio così, dopo che un giorno sua madre aveva deciso di andarsene di casa.
Doveva fermarla a tutti i costi e bloccare l’orrido proposito che aveva ascoltato origliando (sì, origliando, a fin di bene si può!) un discorso dei grandi.
“Ma non faceva prima a parlare direttamente ai genitori?”
Beh, va precisato che Carolina è una tipa decisamente particolare.
La sera a cena Carolina era stata zittissima. E il suo silenzio si era sommato a quello dei genitori perché il telegiornale era appena finito e quel che aveva trasmesso non era poi tanto rincuorante.
Argomento: Coronavirus. Tanto ormai non si parlava di altro, un mostro malefico piombato sulla terra da chissà quale galassia. Perlomeno questa era l’idea che si erano fatte lei e le sue amiche. “Non siete tanto lontane dalla verità”, disse loro la maestra durante una lezione online.
“Carolina, vorrei dirti…” , la mamma aveva preso la parola poggiando sul tavolo la forchetta.
Ma Carolina non voleva neanche sentirlo cominciare quel discorso: “Devo andare in bagno di corsa, mamma”.
Madre e padre si erano guardati e avevano scrollato le spalle: “Vai pure, ma prima di tornare a tavola lavati le mani”.
Anche questa storia delle mani: lei lo aveva capito, non aveva mica due anni. Lavarsi le mani più spesso, stare dentro casa e se si esce per necessità non stare troppo vicino alle persone.
Non è che ci voleva tanto.
Era più complicato stare lontano dai nonni o dalla mamma per un’ora e mezza circa ogni giorno dopo che lei tornava dall’ospedale, questo sì che era pesante.
Protocollo di sicurezza, così lo avevano chiamato: protocollo di sicurezza.
All’inizio sembrava un gioco: vedere sua madre togliersi le scarpe fuori da casa, poi togliersi la mascherina con i guanti e poi uno dopo l’altro gettarli via in un modo veloce ma complicato.
Poi con il passare dei giorni, tutto è diventato normale. O quasi, diciamo. Lei che si spogliava sulla porta di casa, i vestiti veloce dentro a un sacco che poi veniva subito svuotato in lavatrice, le scarpe sul pianerottolo e la porta dello studio che si chiudeva (con sua madre dentro per circa un’ora, ogni giorno).
Ma chi era questo mostro terribile? Da quale pianeta galattico era piombato sulla terra e sulla sua famiglia?
Intanto, giusto per guadagnare un po’ di tempo, si sarebbe inventata un bel mal di pancia che le impediva – ma proprio le impediva – di tornare a cena.
Ma la notte non era riuscita a chiudere occhio.
Strane figure la tormentavano… Persone curve, sembravano stanche, affaticate. Oddio forse erano i malati che ogni giorno mamma curava. Che cosa vogliono anche di notte, da me?
La mattina dopo il sole alto era già alto nel cielo, quando lei si svegliò. Peccato davvero non poter uscire fuori per una corsa o per una passeggiata in bici.
Dalla finestra sembrava tutto così lontano.
Stare dentro casa è brutto, lo so. Ma pensa anche che tu stai bene, sei fortunata.
Si girò di scatto, era la mamma.
No, non è vero che era fortunata. Non solo non riusciva mai a vedere la sua mamma perché adesso gli infermieri erano super richiesti, ma adesso aveva scoperto anche che la mamma voleva andarsene di casa…
E con uno scatto rapido sgattaiolò via e andò a chiudersi in camera.
Dopo qualche istante sentì bussare alla porta.
Aprì con sospetto e fece un gran balzo all’indietro.
Ti va se facciamo un disegno insieme?
Invece di rispondere sgranò gli occhi e deglutì un paio di volte…
Che c’è? Ti sembro strana?
Strana?! Ma sembri una guerriera, perché ti sei mascherata?
Fuochino… rispose la madre..
Guerriera va bene, hai indovinato. Ma mascherata no, non è la risposta giusta.
E comunque lo sai che io a lavoro sono sempre vestita così?
Carolina era rimasta in silenzio, che gioco era quello? Ma soprattutto: c’era da giocare? Il mondo le cascava addosso e sua madre si era trasvestita da guerriera?
Ci voleva aiuto e rinforzi. Ma belli pesanti.
Papà è in casa?, chiese timidamente la bambina ormai rassegnata alla sua vita in continuo cambiamento.
Pochi minuti dopo ed ecco spuntare il papà. Vestito come un soldato con tanto di scudo e di elmetto.
Aiuto! Pensò Carolina che ormai non capiva più nulla. Un pensiero durato pochissimo perché a voce alta gridò un disperato: Mi arrendo!
Aiuto sì, mi piace. Ma “Mi arrendo”, no non devi pensarlo mai! Era la guerriera che parlava.
Sempre pronti al tuo fianco, ma mai per la resa, rincarò il soldato.
Basta! Basta! Basta! Urlò Carolina ormai esasperata.
E allora vieni giù sul campo di battaglia, dissero insieme i due combattenti.
Sul campo di battaglia?! (Sono impazziti…)
Sì, il tavolo della cucina. Andiamo a sederci lì, dobbiamo parlare.
Lo sai che stiamo tutti combattendo una guerra, Carolina? La mamma si era tolta una parte del travestimento.
E sai, vero, che chi fa il lavoro di mamma sta in prima linea, sì?
La bambina annuì, mentre un senso di grande pizzicore le saliva su per la gola.
In questo momento si stanno svolgendo tante battaglie, insieme: quella che fai tu, che stai dentro casa anche se vorresti uscire; quella che fa papà, che lavora, prepara da mangiare e ti aiuta a fare i compiti al pc…
E quella che fa la mamma, intervenne il papà. Che è la più faticosa perché aiuta chi si è ritrovato in guerra contro quel mostro terribile, arrivato da un pianeta galattico…
Carolina sentiva gli occhi che le si riempivano di lacrime. E non era tanto sicura di riuscire a trattenerle…
I malati?
I malati, esatto.
E allora che cosa possiamo fare noi, se non aiutare la mamma?
Come?
Ad esempio possiamo decidere di essere contenti che lei resti in ospedale per un’intera settimana per aiutare chi ne ha bisogno ed evitare di far correre rischi a noi…
Una settimana?
Sì…
Cioè, poi torna?
Sì, certo che torna…
Vuol dire che non se ne va per sempre?
I genitori si guardarono stupiti e poi scoppiarono in una grossa risata…
Ma che cosa eri andata a pensare?
Carolina era diventata rossa come un peperone e due grosse lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance…
Ehi, signorina, ma che credi che sia tutto qui?
La bambina di colpo ritornò seria, come se qualcuno l’avesse urtata.
C’è un lavoro per te, che credi?, aveva chiesto il padre con un fare furbetto
Eh già, ci sono una serie di mascherine da dover disegnare e colorare…
Carolina era diffidente (Che significa?)
Ah ma allora non sai niente…
No…
Non lo sai che questo mostro alieno si sconfigge soprattutto regalando un sorriso a chi è malato?
No…
Bene, e adesso lo sai. E allora giù a disegnare e colorare mascherine…
Davvero?
Certo, su ognuna, sulla parte esterna, disegna un bel sorriso, il più largo che puoi. Su alcune i denti dritti, su altre storti, su altre ancora con un rossetto rosso fuoco…
Subito, mamma. Carolina corse in camera più veloce della luce e dopo qualche minuto era di nuovo in cucina, sul tavolo matite e pennarelli…
Sbrigati, perché io starò fuori una settimana intera e dovrò averne una bella scorta…
E ricordati, io sono mamma. Ma quando esco di qui sono per tutti la guerriera mascherinata!
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