La leggenda vuole che una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porticina della casa della Befana tre personaggi eleganti: i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio a Gesù. La vecchietta non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare. Quando decise di raggiungerli, non riuscì più a trovarli. Così bussò a ogni porta lasciando un dono a tutti i bambini nella speranza che uno di loro fosse Gesù. Da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio a cavallo della sua scopa …E’ tra i personaggi più amati da questa città e a piazza Navona è la regina delle bancarelle. I regali, per i romani veri, li porta lei. E così, se i luoghi evocano delle immagini, piazza Navona è la Befana.
Martedì 5 novembre. È una giornata primaverile, se non fosse che siamo sotto Natale. Sono venuta qui con la troupe per realizzare un servizio che racconti questa piazza: un bazar all’aperto dove c’è un po’ di tutto. Eppure oggi trovare anche una sola befana artigianale è impossibile persino qui, a piazza Navona. “Non le prendiamo più quelle italiane: perché non si vendono. Meglio quelle straniere”, ci spiega uno dei tanti ambulanti. Accanto a lui, uno dietro l’altro si susseguono gli stand gestiti da indiani e arabi.
Piazza Navona è anche questo: uno spettacolo che cambia ogni anno. Aumentano i visi, si diversificano i lineamenti: le mani di chi mette in ordine calze e peluche sono quelle di due ragazzi del Bangladesh…”loro sono bravi, lavoratori. Quello che va detto, va detto. Io quando arrivo la mattina gli porto la colazione: perché la notte qui è freddo, altroché”. Roberto Alferoni si sfrega le mani: una famiglia di artigiani del presepe. Suo padre, Achille, si porta appresso una vita che si intreccia con quella di questa piazza.
Ormai il signor Achille mi saluta: “Anche quest’anno eh…”
“Anche lei, mi sembra”. Ormai ci incontriamo sempre nel periodo natalizio. Perché Piazza Navona è una tappa obbligata per i telegiornali, sotto Natale. Anche gli artigiani si abituano alle interviste. Ma il signor Alferoni non ha bisogno di diventare famoso. “Facciamo presepi da sempre. Pensi – abbassa la voce – stiamo qui a Piazza Navona dal 1870. E prima ancora, a Sant’Eustachio, gli avi miei ….Poi quando ci fu la situazione degli studenti, vennero qui, principe Dorio li ricacciò via. Poi loro tornarono ancora…”
Mi piace parlare con Alferoni. Anche per via di quella sua calata romana che alla fine svirgola verso l’alto.
“Io c’avevo due mesi….mia madre – racconta – aveva messo su un fuocherello e mi aveva lasciato lì vicino per farmi scaldare. A un certo punto, una ventata….e momenti vado a fuoco…”. Chiacchiera, il signor Alferoni. E racconta. Di quella volta che suo padre – lui e la sorella erano piccoli – ha gettato un malintenzionato nella fontana. Intanto intorno a noi, aumenta il via vai di gente mentre raccolgo le sue riflessioni su come il commercio è cambiato.
“Che cosa le devo dire? Non posso neanche parlare tanto…tutti dobbiamo lavorare, certo. Ma io sono uno all’antica. Mi piace ricordare questa piazza com’era prima. Qua, dove ti giravi ti giravi, era tutto artigianato. Magari ci venivano da Murano, da Sorrento. Ma la qualità c’era…”
Sotto sotto c’è aria di polemica. Non si può sopportare che un presepe fatto a mano condivida la piazza con le magliette dei giocatori di calcio. Guardiamo l’esposizione di Alferoni, i suoi gioielli di sughero: 6-700 euro il presepe più piccolo. Ma si può arrivare anche a 25mila euro. “Dipende da quello che ci metti dentro”, spiega il figlio. E così scopriamo che sono le casette a far salire il prezzo: per questa ci vogliono 20 giorni di lavoro…solo loro le fanno così. Qui si colora tutto a mano: persino le pieghe delle gonne dei personaggi femminili sono lavorati di fino. Ci incuriosiamo: chiediamo quanto viene la massaia che batte i panni in finestra….sui 60 euro….
E’ così piazza Navona: il buono lo paghi. Il bello lo trovi dappertutto e non vale la pena arrivare fin qui. E ci sfugge un sorriso quando vediamo una troupe straniera affascinata dalla giostra dei cavalli…di certo non sanno che l’anno scorso era stata al centro di polemiche a non finire e che non la si voleva per evitare di far apparire quello che fu lo stadio di Domiziano come un bislacco circo all’aperto. Ma va bene così. Evidentemente.
Perché Piazza Navona è anche questo, oggi: la giostra dei presepi, delle calze, delle cineserie imperanti e delle tante magliette dei giocatori di calcio. Il regno dei torroni, delle noccioline, dello zucchero filato.
Delle bambole appese e dei palloncini ancorati a terra. I ritrattisti, ci sono. I giapponesi che scattano foto, ci sono. I ciambellari, ci sono. Vengono dall’africa o dall’india, ma ci sono.
I violinisti, i mimi, i saltimbanchi: tutti presenti, come le 60 nuove bancarelle colorate di verde stabilite in accordo con la soprintendenza.
E allora c’è tutto: perché il mercatino è sovrano. Con decoro, ma con poco artigianato. Piazza Navona, oggi. In mostra così fino al 6 gennaio. Poi si smonta. E ci si prepara per il trucco. Perché il 2007 scocca il fatidico restyling: la piazza si fa bella e con 1 mln di euro abolisce il marciapiede centrale.
* Questo articolo è il testo del servizio televisivo che – corredato di immagini e musica – è stato trasmesso da RaiTre nel Settimanale della Tgr andato in onda il 16/12/2006
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