Cioccolato e pistacchio è nato, la prima volta, sette anni fa.
Quando la parola femminicidio ancora non esisteva e quando violenza non coincideva con molestia.
È nato quando non esisteva il mettere coraggiosamente in mostra la violenza subita per poterla così denunciare. E quando non c’era – neppure nelle fantasie delle più battagliere – una giornata simbolo della lotta alla violenza verso le donne, una ricorrenza contro tutti i femminicidi, un anniversario contro i soprusi di genere.
Era il 2011, ed era marzo.
Roma usciva, e non del tutto, da un biennio nero di violenze feroci: tra la fine del 2007 e gli inizi del 2010 vennero raccontate le belve di Torvergata, l’aggressione della Borghesiana, lo stupro della Caffarella, il caso Reggiani…
Tra i cronisti che seguivano i processi nelle aule di Piazzale Clodio c’ero anche io. Con i colleghi ascoltavamo le testimonianze dirette di donne alle quali da un giorno all’altro avevano distrutto l’esistenza. Vasi rotti, mille pezzi sparsi a terra, alla ricerca di una giustizia per ricomporre vite segnate per sempre e irrimediabilmente.
Poi c’era il ritorno alla scrivania, la necessità di asciugare e di restituire l’essenziale in un minuto di telegiornale. La sintesi – e la routine – facevano sì che ogni vita diventasse “un nuovo caso”.
Così, avanti per mesi. Fino a quando l’ascolto di tutte le testimonianze, i pianti, i racconti interrotti, l’aggressività degli avvocati difensori, lo squallore del telo che malcelava la vittima ai suoi aguzzini presenti, hanno lavorato dentro di me imponendomi di non rinchiudere tutta quella sofferenza ascoltata in poche, concise parole e facendomi porre due semplici essenziali domande: che cosa accade a queste vite distrutte in mille pezzi quando i riflettori si spengono e se il vaso frantumato riuscirà mai a ricomporsi e a ritornare in piedi, di nuovo.
Cioccolato e pistacchio: la violenza non è mai delicata
Cioccolato e pistacchio è una storia che prova a raccontare che cosa significa vivere dopo una violenza subita.
È doloroso, è un pugno allo stomaco, è crudo.
Ma perché dovrebbe essere leggero? La violenza è mai leggera?
Cioccolato e pistacchio rinasce oggi, in una nuova edizione. Più libero di girare, di essere letto, apprezzato o biasimato. Riesce e rivede la luce esattamente com’era nato, non una virgola in più né una in meno.
Doloroso, crudo e violento.
Sì, confermo tutto.
Perché la violenza non è mai delicata e per raccontarla devi adeguarti.
Per farla sentire, devi coinvolgere.
Per farla capire, devi far soffrire.
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